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Inaugurazione cantiere di piazza della Libertà
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Crac Ifil: i legami con Salerno Patrimonio

E’ solo una questione di omonimia o il curatore del fallimento Ifil è il presidente di Salerno Patrimonio?

Il 4 maggio scorso, Ivan Meta, commercialista salernitano, è stato nominato curatore fallimentare della società di Mario Del Mese dal direttore amministrativo della Fallimentare di Salerno,  che ha individuato anche in Alessandro Brancaccio, il giudice delegato ad avviare e seguire l’intero procedimento.

 

La sentenza di fallimento fa rischiare a Mario Del Mese un secondo processo per bancarotta fraudolenta insieme a Piero De Luca, figlio del sindaco decaduto Vincenzo (candidato governatore del Pd), che, a differenza del nipote dell’ex democristiano Paolo, sarebbe al suo primo procedimento.

Tornando indietro nel tempo, il 17 aprile 2012, il Comune di Salerno nomina Ivan Meta presidente della società di cartolarizzazione dei beni comunali. Meta, da componente del cda, scala i vertici della municipalizzata e succede a Simone Labonia, arrestato per il crac Amato prima di patteggiare la pena per bancarotta fraudolenta.

Simone Labonia

Simone Labonia

Il presidente di Salerno Patrimonio ha percepito un compenso di 49.810 euro lordi all’anno almeno fino a marzo scorso, quando la società di cartolarizzazione sarebbe dovuta essere dismessa dal Comune in virtù di una politica del risparmio che avrebbe dovuto riguardare tutte le municipalizzate.

Almeno così dichiarò il 21 gennaio scorso l’assessore al Bilancio, Alfonso Buonaiuto, durante un consiglio comunale in cui si discutevano delle osservazioni da proporre ai rilievi mossi dalla Corte dei Conti sullo stato finanziario di Palazzo di Città. “La società – spiegò il deluchiano – fu creata per poter vendere il patrimonio immobiliare del Comune, ma di fatto non ha mai prodotto né redditi né perdite”. (E il compenso del presidente?)

Alfonso Buonaiuto

Alfonso Buonaiuto

Buonaiuto è lo stesso assessore tirato in ballo dall’ex presidente di Salerno Patrimonio, Simone Labonia, in uno dei tanti interrogatori rilasciati agli inquirenti durante la fase di indagini del crac Amato.

L’avvocato dalle consulenze milionarie della famiglia dei pastai dichiarò che il suo nome ai vertici della società fu sponsorizzato proprio dall’assessore al Bilancio. Senza contare poi le dichiarazioni di un altro degli imputati del crac del pastificio, Antonio Anastasio, che rivelò un presunto collegamento tra Labonia e Piero De Luca.

Antonio Anastasio

Antonio Anastasio

Negli atti ufficiali pubblicati dal Comune di Salerno sul sito ufficiale non c’è traccia di una dismissione della società. In compenso nei registri della Camera di Commercio, l’ultima visura della Salerno Patrimonio porta ancora come presidente Ivan Meta.

Andando ancora più indietro con gli anni, ci ritroviamo al 2006 con una sentenza cautelare del Consiglio di Stato che boccia il Comune di Salerno per aver escluso un ricorrente dalla graduatoria degli alloggi contributivi e al 2007 con una delibera di giunta che decide di resistere al giudizio. Il ricorrente è Ivan Meta.

Lo stesso Meta che, da qualche giorno, è stato nominato curatore del fallimento di una società che pagava i biglietti in Lussemburgo di Piero De Luca e di sua moglie. Di una società a cui il Tribunale Fallimentare di Salerno ha negato il crac due volte. Di una società che, per gli inquirenti, è stata sconosciuta al fisco e che adesso mette in pericolo il figlio del sindaco decaduto Vincenzo De Luca.

Se Ivan Meta curatore non è Ivan Meta presidente, non sarà neanche Ivan Meta ricorrente. Di certo Ivan Meta è il curatore fallimentare che, per legge, è il consulente della procura che ha messo sotto inchiesta De Luca jr, Del Mese jr e tutti i vertici che si sono alternati nella compagine sociale della Ifil.

 

© Angela Cappetta Tutti i diritti riservati

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