Crac Ifil: nessuna omonimia.
Il presidente di Salerno Patrimonio, Ivan Meta, è stato anche curatore della Ifil, la società di Mario Del Mese fallita lo scorso marzo che si è trascinata il primogenito del governatore De Luca, Piero, in una inchiesta per bancarotta fraudolenta.
Il passato è d’obbligo e, mai come in questo caso, l’ordine cronologico degli eventi è fondamentale, dal momento che di recente, alla cancelleria del Tribunale fallimentare di Salerno, è stata depositata la rinuncia al mandato firmata proprio dal commercialista salernitano.
Il motivo? Non è dato conoscerlo. Le voci che circolano è che la Procura di Salerno abbia messo a conoscenza il Tribunale fallimentare del doppio incarico – pubblico (da curatore) e di fiducia (da presidente della municipalizzata creata dall’amministrazione De Luca) – ricoperto da Meta.
Il dubbio su una presunta incompatibilità ambientale e il rischio di una eventuale difficile imparzialità nei probabili futuri giudici civili della Ifil avrebbero convinto (forse) anche il commercialista plurinominato, al punto di firmare la rinuncia al mandato pubblico.
L’incarico privato-fiduciario, invece, Ivan Meta lo conserva ancora, nonostante la società incaricata di vendere gli immobili del Comune di Salerno sia stata messa in liquidazione.
Anche il giudice delegato alla procedura fallimentare della Ifil, Alessandro Brancaccio, è stato cambiato: al suo posto c’è Roberto Ricciardi. Ma i cambi interni alla sezione del Tribunale di via Papio potrebbero determinare un ulteriore assetto delle nomine.
Cambi di poltrone a parte, Ivan Meta non è più il curatore della Ifil e, per il momento, il suo posto non è stato preso da nessun altro professionista.
E mentre per la Salerno Patrimonio, invece, si va verso lo scioglimento definitivo, dai conti Ifil dipende il destino del governatore Vincenzo, di suo figlio Piero e di una città che – nonostante i balletti giudiziari – continua a muoversi sotto l’egida dei De Luca.
© Angela Cappetta Tutti i diritti riservati