La Ifil è fallita, e adesso Piero De Luca e Mario Del Mese rischiano di andare a processo con l’accusa di concorso in bancarotta fraudolenta.
Dopo due salvataggi del Tribunale Fallimentare, la società di intermediazione del nipote dell’ex democristiano Paolo Del Mese è stata dichiarata fallita dalla Corte d’Appello di Salerno.
La sentenza è pesante, non tanto per gli aspetti commerciali (la società ifil era in liquidazione da tempo), quanto per i risvolti giudiziari.
Mario Del Mese dovrebbe affrontare il secondo processo per bancarotta (il primo, quello sul crac Amato, lo ha chiuso con un patteggiamento definito anche in Cassazione), De Luca jr, invece, si troverebbe per la prima volta di fronte ad un Tribunale chiamato a giudicarlo, nel momento in cui sui padre Vincenzo corre per la carica di governatore della Campania con la spada di damocle della sospensione derivata dalla Legge Severino.
Il pubblico ministero di Salerno, Vincenzo Senatore, che ha chiesto con insistenza il fallimento della società Ifil, a luglio scorso aveva chiuso le indagini con una contestazione alternativa di reati: appropriazione indebita o, in caso di fallimento, concorso in bancarotta fraudolenta. E aveva atteso la decisione di secondo grado per depositare la sua richiesta di rinvio a giudizio.
Nell’inchiesta Ifil sono coinvolti Vincenzo Lamberti, Luigi Avino e Emilio Ferrara (che si sono alternati nella gestione societaria), la moglie di Mario, Valentina Lamberti, e i coniugi Amato, Peppino jr e Marianna Gatto (per un pagamento eseguito da Mario a favore della Ma.ma, la società di Marianna Gatto, per poco più di 90 mila euro.
Ma il nodo centrale delle indagini è un cerchio che parte da Salerno e arriva in Lussemburgo per ritornare di nuovo nella città marcata De Luca. A Salerno venivano prenotati i biglietti con cui De Luca jr sarebbe andato e tornato dal Lussemburgo, dove lavora come referendario alla Corte di Giustizia Europea.
I biglietti erano pagati dalla Ifil di Mario Del Mese, così come testimoniano le mail inviate da Piero De Luca alle agenzie di viaggio dove la Ifil aveva credito. Agenzie di Salerno e di Pontecagnano, a cui si rivolgevano anche sindaco, assessori e persone vicino all’amministrazione.
E se a Piero la Ifil pagava i biglietti, per sè e per sua moglie, a Mario Del Mese la società sborsava migliaia di euro per abiti sartoriali e arredamento. E pagava anche soggiorni in alberghi di lusso tra Roma e Milano al suo ex proprietario.
Così sarebbe stato depauperato il patrimonio di una società nata appena in tempo per accaparrarsi lavori importanti come la vendita degli appartamenti di Amato Re (mai realizzati) e la progettazione della sicurezza nei cantieri pubblici di piazza della Libertà e della Cittadella Giudiziaria.
Eppure, nonostante le casse della Ifil potessero permettersi di sborsare migliaia e migliaia di euro, la società è rimasta sconosciuta al fisco e all’Agenzia delle Entrate fino al 2013, quando i finanzieri del nucleo di polizia tributaria di Salerno hanno bussato alle porte dell’ente statale, scoprendo un debito di oltre 251mila euro nei confronti dell’erario e di oltre mille euro verso l’Inps.
E così la Ifil è fallita. E così De Luca jr e Del Mese jr si ritrovano di nuovo vicini. Ma stavolta non per amicizia.
© Angela Cappetta Tutti i diritti riservati