Nell’inchiesta piazza della Libertà, per la prima volta il cellulare di Vincenzo De Luca viene messo sotto intercettazione.
I pm di Salerno, Guglielmo Valenti e Antonio Cantarella, lo ascoltano da gennaio a maggio 2013. Le telefonate precedenti, in cui l’ex sindaco di Salerno – ora governatore – chiede continui aggiornamenti sul cantiere di piazza della Libertà – prima e dopo il crollo del luglio 2012 – sono captate dalle utenze degli imprenditori che lavorano sul cantiere e dalle microspie piazzate negli uffici del Comune di Salerno.
Ma è a maggio 2013 che il nucleo di polizia tributaria di Salerno, che conduce l’inchiesta piazza della Libertà, intercetta una telefonata “dal potenziale interesse investigativo”.
E’ il 9 maggio 2013, sono le 20.21, e Vincenzo De Luca cerca di contattare al telefono Gianni Letta. De Luca è stato da poco nominato viceministro ai Trasporti e alle Infrastrutture dal nipote di Gianni, l’ex premier Pd Enrico.
L’ex sottosegretario di Berlusconi non risponde ancora, ma Vincenzo De Luca parla nella stanza con suo figlio Piero (ritenuto dagli inquirenti socio occulto della Ifil di Mario Del Mese). E, ad un certo punto, a cornetta aperta, si sente la sua voce dire: “pensa a dare i soldi”.
La risposta di Piero non riesce ad essere captata, perché troppo distante dai microchip. Tuttavia è chiara la replica di suo padre: “Ah no – come ad esclamare veramente, interpretano gli investigatori – a Roma…è un bordello a Roma…partito di merda”.
Il partito a cui si riferisce dovrebbe essere il Pd, quello cioè che ha sostenuto la sua candidatura a presidente della Regione Campania anche quando la Legge Severino impensieriva Vincenzo De Luca (che ha risolto in appello con una sentenza di assoluzione).
Da allora, Vincenzo De Luca sarà intercettato direttamente per altri 15 giorni, dopo di che, il 30 maggio 2013, i sostituti che portano avanti l’inchiesta piazza della Libertà, per far luce sulla variante da 8 milioni, dispongono la revoca “con effetto immediato” delle operazioni di intercettazioni sull’utenza telefonica intestata all’ex sindaco.
E lo fanno con queste motivazioni: “Rilevato che le operazioni eseguite non hanno lasciato emergere elementi utili e che, pertanto, non appare opportuno proseguire nell’espletamento dell’attività intercettiva, revocano…”.
Il senso di quella frase “pensa a portare i soldi” non viene chiarito dalle carte di inchiesta piazza della Libertà, perché si ordina ai telefoni di tornare muti.
© Angela Cappetta Tutti i diritti riservati