Il latitante non se la scorda la moglie, anche perchè sa quanto è difficile l’amore ai tempi della camorra. La moglie, invece, non ne ha piena consapevolezza fino a quando nel suo matrimonio irrompe repentina la giustizia.
E allora per il boss, la priorità è fuggire da un’ordinanza di custodia cautelare. Per la donna del boss, restare è un dovere a cui non ci si può sottrarre. Dovere di moglie, di madre e, in alcuni casi, anche di nuora.
Napoli, Secondigliano di Scampia: questa è la storia di un amore che deve fare i conti tutti i giorni con la giustizia e con l’assenza.
A luglio 2013, scatta un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di alcuni affiliati del clan Vinella Grassi. La faida di camorra è finita da un anno, ma la magistratura continua ad indagare e decide di arrestare decine di persone, tra capi e luogotenenti.
Per un vizio di forma, il provvedimento viene annullato. La camorra tira un sospiro di sollievo, ma a settembre l’ufficio gip aggiusta il tiro e partono le ordinanze. Non resta che scappare.
Il boss si dà latitante e fa perdere le sue tracce. La moglie resta a casa con sua suocera a crescere le due bambine. Attorno al boss si crea una rete di copertura e protezione quasi infallibile. Quasi, perché qualche mese dopo la latitanza, le forze dell’ordine fanno irruzione nella casa del boss.
In un cassetto trovano quasi 5.000 euro in contanti. E una lettera. Una lettera d’amore. L’amore ai tempi della camorra si vive così:
Dopo qualche giorno dalla perquisizione, la moglie lascia la sua casa insieme alle figlie ma senza la sua lettera d’amore.
Il latitante sarà catturato mesi più tardi.
© Angela Cappetta Tutti i diritti riservati