L’omicidio Vassallo è diventato il simbolo della legalità, dei convegni e della discordia, della scomparsa di Enza Basso, invece, se ne parla poco, come se fosse stato quasi dimenticato.
Entrambi però continuano ad essere il fardello nero della Procura di Salerno che, a distanza di anni, non è ancora riuscita a risolvere il mistero.
Angelo Vassallo è stato ucciso quattro anni fa, mentre faceva ritorno a casa, nella notte tra domenica e lunedì. Nove colpi di pistola, una calibro 9×21, un’arma comune che non è mai stata ritrovata. Nel giorno del quarto anniversario dalla morte, lo ricordano contemporaneamente a Pollica (l’amministrazione guidata dal suo ex vice, ora successore, Stefano Pisani e la sua famiglia) e a Casal di Principe (suo fratello Dario).
La Procura e i carabinieri del reparto operativo del comando provinciale di Salerno non hanno chiuso le indagini, ma tutte le piste seguite finora non hanno portato a niente. E chissà se qualcuna non ha contribuito involontariamente anche a deviare le indagini. I riflettori puntati da sempre su Bruno Damiani, il brasiliano sottoposto fin dall’inizio alla prova dello stub (risultata negativa e perciò lasciato libero) sembrano essersi sfocati anche ora che il giovane è stato arrestato in Colombia. Della sua estradizione si parlava quattro mesi fa e qualcuno esultò anche, convinto che potesse sciogliere qualche dubbio sul caso. Invece, Bruno è ancora detenuto nel carcere di Bogotà e la procedura per il rientro in Italia sembra essere più lunga del previsto.
La pista della camorra, che qualcuno continua ancora a seguire forse perchè fomentato dalle prime dichiarazioni dell’ex capo di Vallo Della Lucania Alfredo Greco (prima che le indagini fossero avocate dalla Dda di Salerno), è sempre più debole. Un killer professionista, al soldo della criminalità organizzata, a distanza ravvicinata spara al massimo due volte. Chi ha premuto il grilletto nove volte invece aveva un astio incontrollato nei confronti della vittima e una rabbia che ha scaricato insieme all’arma che impugnava. Movente privato? Nessun inquirente ha mai voluto confermarlo nel corso degli anni e dei circoli del Pd inaugurati in tutta Italia a nome Vassallo.
Meglio allora continuare a battare la pista della droga, dello spaccio di cocaina ad Acciaroli, del litigio che ha visto protagonista Vassallo qualche giorno prima di morire e dei filmati della telecamera posizionata nella piazza di Acciaroli rimossi – si è detto – da un lato ufficiale dei carabinieri. Ma quei filmati che fine hanno fatto? Nessuno li ha trovati? Altro mistero a cui si aggiunge quello di Bruno il brasiliano che, dopo una breve parentesi di ipotesi investigativa legata alla figlia assassina di un altro generale dei carabinieri conosciuto a Pollica, torna alla ribalta.
La signora Enza Basso e Sonu sono scomparsi dalla casa di Cappelle a Salerno nell’estate del 2007. La famiglia si è accorta otto ore dopo la scomparsa che la donna non era in casa. Le indagini sono partite immediatamente.
Polizia prima e carabinieri dopo hanno battuto l’intera collina salernitana ma dei due nessuna traccia. L’ultima persona che ha visto gli scomparsi è stata una parente dell’anziana signora che ha dichiarato di non aver notato niente di strano quella mattina nell’orto dove si trovavano Enza e Sonu. Nè tanto meno di aver sentito urla, litigi o persone sospette.
La prima traccia della loro presenza arriva qualche mese dopo da una farmacia di Capaccio, dove qualcuno avrebbe comprato un medicinale che usava l’anziana. Traccia troppo debole che effettivamente non ha portato a niente. Anche in questo caso però l’inchiesta si è allargata. Forse troppo visto che, ad un certo punto, si è cominciato a rastrellare la comunità degli immigrati e degli indiani.
La convinzione di stare sulla pista giusta è arrivata con l’arresto di due indiani, amici di Sonu. Ma dai giovani, gli inquirenti non hanno ottenuto le informazioni che cercavano. Rilasciati dopo qualche settimana, si è continuato a scavare nella vita privata di Sonu con la collaborazione della polizia indiana. Le indagini della Procura sono ferme a questo punto. Quelle della famiglia di Enza Basso sono andate oltre e continuano tutt’ora.
Cosa hanno in comune i due casi? Entrambi sono nati in comunità non molto grandi, dove bene o male la gente sa tutto di tutti. Dove si parla degli altri con molta facilità e dimestichezza. Eppure quando le cose si complicano al punto di arrivare a vedere sangue sparso a terra o persone svanite nel buio, nessuno sa più niente di nessuno. In Sicilia la chiamano omertà. Ma l’omertà esiste ovunque.
© Angela Cappetta Tutti i diritti riservati