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Salerno, all’ospedale Ruggi l’assistenza spirituale costa cara

A Salerno senza soldi non si cantano messe. Neppure per i malati ricoverati in ospedale.

L’azienda ospedaliera e universitaria San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona spende ogni anno 125.740 euro lordi per garantite ai suoi degenti l’assistenza spirituale.

Ogni mese l’Arcidiocesi di Salerno, Campagna e Acerno incassa 10.478,33 euro per cinque sacerdoti inviati nella cappellania dell’azienda ospedaliera.

Di questi cinque preti, tre sono in servizio al Ruggi, uno al “da Procida” di Salerno e l’ultimo al “Fucito” di Mercato San Severino (accorpato all’azienda universitaria).

La convezione tra l’azienda ospedaliera e la Curia di Salerno è stata firmata il 2 marzo scorso. Due giorni dopo il direttore generale del Ruggi, Vincenzo Viggiani, ha legittimato l’accordo nella delibera numero 89, che ha sostituito la precedente convenzione – scaduta – con la Provincia Monastica Salernitano Lucana dei Frati Minori Cappucini.

Fin qua, a parte il costo di 2.000 euro lordi per ogni sacerdote (che l’azienda garantisce non stonare con il piano di rientro sanitario), nulla di strano. Se non fosse per qualche divergenza con un’altra convenzione: quella stipulata dalla Regione Campania con la Conferenza Episcopale Italiana.

Il 28 gennaio 2010, l’allora governatore Antonio Bassolino approva (con delibera numero 61) il protocollo di intesa con la Cei, l’organismo ecclesiastico formato dai vescovi italiani che gestisce l’otto per mille destinato alla Chiesa e tiene a libro paga i sacerdoti.

L’accordo Regione-Cei è chiaro. Stabilisce il numero dei sacerdoti da impiegare negli ospedali prendendo a parametro i posti letto dei vari presidi, prevede l’assunzione a tempo indeterminato del sacerdote da parte dell’azienda (salvo per i presidi con meno di 250 posti letto) e il loro inquadramento come dipendenti dell’ente gestore a tutti gli effetti equiparandoli alla categoria dei dirigenti di ultimo livello e alla disciplina del tradizionale contratto nazionale di lavoro collettivo, ma soprattutto vincola aziende ospedaliere e sanitarie a rispettare le direttive impartite.

E qui la discrasia: nella delibera numero 89 dell’ospedale Ruggi non c’è traccia di contratto a tempo indeterminato per i sacerdoti, ma di “consulenze in convenzione“. I 125.740 euro vengono caricati sul budget delle consulenze in convenzione (autorizzazione numero 50, conto economico 5020…..). Come se fossero, insomma, professionisti esterni.

Il che significa che i preti non percepiscono lo stipendio dall’azienda per cui lavorano, ma il totale del loro compenso viene trasferito nelle casse dell’Arcidiocesi di Salerno, Campagna e Acerno che, da protocollo di intesa Regione-Cei, avrebbe solo il potere di scegliere i prelati da inviare nelle varie corsie d’ospedale.

Sarà pur vero, quindi, che senza soldi non si cantano messe, ma a Salerno l’assistenza spirituale costa cara.

 

© Angela Cappetta Tutti i diritti riservati

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