Matteo e Guido Vaccaro restano in carcere e, con loro, anche Roberto Esposito.
I tre sono stati fermati con l’accusa di essere i sicari del duplice omicidio di Fratte, in cui hanno perso la vita Antonio Procida e Angelo Rinaldi.
Nel decreto di fermo, il pm dell’Antimafia di Salerno, Vincenzo Montemurro, individua il movente nella spartizione del territorio per l’affissione dei manifesti elettorali di Lello Ciccone (FI), ma le indagini potrebbero svelare altri scenari.
E mentre gli inquirenti cercano di capire cosa sia realmente accaduto prima che due uomini venissero sparati a sangue freddo, c’è chi si interroga sulla morte di Fratte, come l’ex senatore Andrea De Simone, da cui ricevo e pubblico:
Nella seconda metà degli anni ’70 ho cominciato a frequentare le sezione PCI “Sacco e Vanzetti” di Fratte e “Gramsci” di Calcedonia, ed ho garantito, con militanti generosi ed appassionati la vita delle sezioni PDS e DS di Fratte fino alla nascita nel PD. Poi la meravigliosa avventura umana e politica si è conclusa.
Il PD non ha saputo raccogliere la storia più interessante di intere generazioni di uomini e donne che con disinteresse e passione partecipavano a belle discussioni, diffondevano L’Unità porta a porta, promuovevano l’iniziativa del partito, si armavano di pennello e colla ed affiggevano manifesti.
Quella dei manifesti, soprattutto a Fratte, era una attività alla quale non mi sono mai sottratto.
I nostri spazi, sui tabelloni elettorali, erano i primi in alto a sinistra. Corrispondevano alle collocazioni della nostre liste. Settimane di notti insonni sotto il Tribunale di Benevento, ci garantivano infatti il primo posto sulla scheda e, dunque sugli spazi.
E gli spazi erano coperti per un mese intero dai nostri manifesti perchè a vigilare su di essi erano le stesse persone di Fratte, gli eredi degli operai delle manifatture e delle Fonderie. Fuori spazio venivano collocati manifesti con il simbolo del Partito, quasi sempre agli ingressi delle palazzine popolari. Lo chiedevano le persone più anziane. Il logo del PCI su fondo blu doveva essere affisso almeno per un mese sopra il portone della loro casa. La nostra paga? Panini imbottiti preparati dalle signore del rione.
Come è cambiata Fratte. Non c’è più l’aspirazione al posto in fabbrica. Le fabbriche le hanno chiuse dopo aver guadagnato sui suoli ed aver licenziato tutti. Poi sono venute le discutibili varianti che hanno impoverito Fratte e garantito un grande affare per presunti imprenditori senza scrupoli. Affarismo, rampantismo e carrierismo hanno avvelenato un corpo sano. Cosi, un quartiere di solide tradizioni laboriose balza agli echi delle cronache nazionali. Che pena!
Ancora pochi anni fa nei luoghi di ritrovo si parlava dei cortei del 1 maggio che partivano da Fratte. Delle lotte degli operai, delle aspirazioni dei più giovani ad ereditare il posto del padre. Ora? Fratte, forse come ogni quartiere di Salerno vive una situazione di degrado. La gente è arrabbiata. Si parla di occupazioni di favore in società miste e presunte cooperative che appaltano lavori con l’ente locale, promesse di nuovi posti nell’eldorado che prenderà il posto dei capannoni industriali di architettura svizzera.
Da oltre 20 anni si ripropone il sogno per i ragazzi dei quartieri ma il sogno non si realizza. Mai. I meno fortunati cercano un posto, per pochi spiccioli, perfino nelle campagne elettorali. I privilegiati, giovani mediocri, fanno voti di obbedienza e si trovano ai vertici di società pagate dalle tasse dei salernitani. I più bravi vanno via da Salerno e ci chiamano per chiederci: che succede? Già che succede a Salerno? Questa domanda merita una risposta. Di chi le responsabilità?
Che fare allora? Limitarsi a rievocare ricordi? Si torni a parlare. Si estendano le forme di protesta civile. Si creino luoghi di partecipazione. Si rivitalizzi la democrazia. Si combattano gli affarismi. Si privilegi il merito. Ci si liberi dalla cappa. Si isolino i violenti. Chi può, torni da lontani luoghi di emigrazione. Si affermi una nuova generazione per garantire alla nostra città una nuova classe dirigente. Nessun compromesso con le brutte, odiose, recenti storie. Alcuni blog e gruppi sulla rete rappresentano una speranza per la nostra amatissima Salerno.
© Angela Cappetta Tutti i diritti riservati